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al testo di Luca Gamberini
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Questa barba mi rende più schivo allontana le donne che non sanno le osterie, o non trovano di meglio del cercare se stesse, tipo l'acqua nel mare. Ti guardi nello specchio chiuso, tutto ciò che dicevi, valeva la pena, è ora lontano, consumato dai giorni e da notti -dormite- male interpretate, come una gatta zuppa mostri il corpo a chi non abbisogna del tuo cuore, labbra e respiro divisi dalle solite parole. In questa quiete stanca riposa la mia barba ferrigna rido da solo di noi, piango da solo per te, e niente è più qui, neppure gli anni che abbiamo lasciato fluire come un sangue malato tra sagome di occhi a fissare labbra smemorate non più in grado di scorgere la vena. Come sono morti i nostri baci? Forse per finta, è apologia dell'insicurezza rimanere in attesa per non farsi male. Scontare la pena vivendo per sempre. |
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